martedì, Aprile 16, 2024
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Enea Teoria e prassi della conoscenza

Gruppo di Frascati – Laboratori Condivisi

La filosofia dei laboratori condivisi concepita e utilizzata nei trascorsi trent’anni dal gruppo “teoria e prassi della conoscenza” coordinato da Antonio Botticelli, ricercatore dell’ENEA-Tib di Frascati ispirata tra l’altro al “costruzionismo sociale” teorizzato da Gregory Bateson, prevede la costruzione della realtà di ciascun individuo/ente/azienda attraverso nuovi linguaggi di comunicazione e processi di interazione, cooperazione e condivisione con altri individui/enti/aziende delle singole risorse culturali, tecnologiche, logistiche, finanziarie con estese opportunità di fruizione della sommatoria di tali risorse che unite alle specifiche competenze intersettoriali consentono di affrontare e risolvere problematiche complesse di qualsiasi natura.

Il modo della formazione e dello svolgimento del progetto sulla nuova tecnologia detta “Intelligenza Emulativa”:
Ai primi anni ottanta ha preso il via operativo lo svolgimento realizzativo di un “progetto” destinato a riaprire, da principio, il discorso sull’automazione industriale e, in prospettiva, a oltrepassare i cancelli della fabbrica per invadere la vita di tutti i giorni nell’ambito dei servizi e delle utilità sociali. Si tratta della ricerca, dello sviluppo e dell’applicazione di una nuova filosofia tecnologica che, avvalendosi delle nuove conoscenze neurobiologiche, ne riproduce alcune capacità elaborative. Per mezzo di nuovo hardware e nuovo software implementa il “controllo elettronico” delle “macchine” rigenerandone l’operatività con l’introduzione di una sorta di “capacità riflessiva”.

Alla macchina, attualmente configurata come una struttura cinematica e dinamica complessa integrata di tutto il repertorio elettrotecnico, elettronico e softwaristico convenzionale, viene innestata una ulteriore fase di “intelligenza”: un fronte profondo costituito da “realtà virtuale” (emulazione) sul quale va imprimendosi e poi riflettendosi la “realtà concreta” sotto forma di stimoli sensoriali e comandi attuatori.

In questo modo, la “macchina”, completata della sua nuova sezione intelligente, autovaluta qualitativamente le proprie azioni verso un obiettivo ad essa assegnato. Ciò avviene facendo”interferire” la “realtà concreta”, proveniente dalla struttura cinematica della macchina sugli oggetti che manipola, con l’altra “realtà” parallela: quella “virtuale”.

Il valore “costruttivo” o “distruttivo” della “interferenza” tra i due mondi correnti, quello”concreto” e quello “virtuale”, guidano le azioni verso il raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

Ovvero, il mondo della “realtà concreta” si avvicina sempre più, fino ad eguagliarlo, al mondo della “realtà virtuale” dove si trova fin dall’avvio anche la condizione”obiettivale”.

Un apparato così costituito trasforma l’attuale standard convenzionale degli apparati di controllo delle “macchine” da “itineranti preprogrammati” a “autodeduttivi”. Si passa così dal sistema detto “automazione” ad un sistema definito “autonomazione”.

Cioè, con “l’automazione” è necessario preprogrammare la “macchina” registrando in essa il dettato, punto per punto, delle sue azioni che poi, “automaticamente” e “rigorosamente”, ripete tutte le volte in eguale maniera.

In questo caso con “l’autonomazione” basta descrivere alla”macchina” il solo “obiettivo”: essa provvede “autonomamente” ad organizzare e, quindi, ad utilizzare le proprie risorse per raggiungerlo, anche attraverso il superamento di eventuali ostacoli o condizioni estemporanee impreviste.

Un “progetto” così ampio e in parte spregiudicato si avvale e si estende con metodologie assolutamente non convenzionali. Si va confrontando nei risultati, che per quanto validi, raccolgono adesioni e risorse per applicazioni sempre più adeguate alla sua ambizione.

Non si svolge e non si sarebbe potuto svolgere nel chiuso dei laboratori di ricerca perché si sarebbe troppo distanziato dal luogo di innesto alla realtà corrente, anche industriale. Costantemente ha bisogno di essere accompagnato da coloro che lo debbono produrre, diffondere ed utilizzare.

La ricerca e lo sviluppo di tale progetto sarebbe risultato lungo e costoso, oltre che non facilmente comprensibile. A risolvere ciò è emersa una metodologia di avanzamento innovativa quanto connaturale.

La vocazione propria di ENEA ad agire su basi scentificamente filosofiche è affiancata da altre vocazioni tecniche, comunque non presenti in ENEA, quali le capacità di sviluppo puramente tecnico, le competenze di industrializzazione, di produzione e di commercializzazione.

Le attività sono organizzate raccogliendo gruppi di lavoro intorno a singoli “rami” di sviluppo e l’applicazione, di volta in volta, assume connotati certi intorno ad una “macchina”, un”apparato”.

Ne consegue la continuità della coerenza del “progetto” originale attraverso il suo naturale svolgimento nello sviluppo della compagine industriale capace di renderlo proficuo fin da ora. Gli sviluppi comunque passano per applicazioni immediatamente risolvibili in prodotti industrialmente utili e solo su questi si avanza nella progressione del progetto generale.

Sono applicazioni che vengono garantite dal successo se nella competizione di convenienza nel libero mercato.

È di fondamentale importanza la grande consapevolezza che ognuno dei partecipanti, nell’ambito del ruolo e del ramo di appartenenza, deve avere nelle fasi di preparazione e prototipazione.

Di fatto, queste sono preludio alla industrializzazione per la “riproduzione” in termini di “prodotto industriale” e, quindi, alla vera “ricaduta economica”. Il periodo dello sviluppo dell’applicazione prototipale è certamente ed esclusivamente dedicato alle attività. Le economie che passano da un partecipante all’altro rappresentano il solo riequilibrio delle coperture dei costi relativi.

Tutti i partecipanti si impegnano in accordi inizialmente consensuali fatti di più o meno lunga istruzione del progetto, dei ruoli e degli equilibri sugli impegni delle risorse.

Si istituiscono accordi quali lettere di intenti. Si procede alla formalizzazione con lettere di incarico, ordini e quanto altro nella maniera che tutto corrisponda a quanto pattuito.

Si predispone anche, comunque per iscritto, tutto quanto potrà essere utile per l’eventuale successiva industrializzazione nel caso della positività dei risultati della prototipazione. In definitiva, ognuno assume i propri impegni e doveri compreso ENEA che, oltre a produrre la base filosofica e scentifica, verifica e controlla il buon andamento dei lavori coordinandone le azioni.

“gruppo di frascati”

Fonte: http://antonio.controluce.it/

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