venerdì, Marzo 29, 2024
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“Siamo soli nell’Universo?”. Il Telescopio James Webb è pronto al lancio

pronti al lancio

Guiana francese: il lanciatore Ariane5 con a bordo il James Webb Telescope pronto al lancio (Ansa)

Gli astronomi aspettano questo momento da 30 anni ma adesso è arrivato: dopo il posticipo deciso nei giorni scorsi dalla Nasa, è fissato per il giorno di Natale lo storico lancio del telescopio James Webb, il più grande e potente mai inviato nello Spazio, “incaricato” di esplorare le origini dell’Universo.

Il razzo vettore Ariane 5, che trasporta il James Webb Space Telescope (JWST), è arrivato ieri sulla sua rampa di lancio presso il Guyana Space Center, a Kourou, nella Guinea francese. Era l’ultimo grande passo da compiere prima del decollo previsto dalle 13:20 ora italiana di domani. Il telescopio dovrebbe separarsi dal razzo vettore nei primi trenta minuti dopo il decollo, se tutto andrà come previsto. Poi, nelle prime settimane, il successo della missione richiederà una serie complicata di manovre attentamente studiate.

Il telescopio è il frutto di una tecnologia a cui hanno lavorato un migliaio di persone per oltre un quarto di secolo ma è così potente da essere in grado di captare “l’impronta termica” di un calabrone alla distanza della Luna. Ma soprattutto consentirà di “riscrivere l’astronomia” e fornirà dati inediti: seguirà le orme del mitico Hubble, con l’ambizione di chiarire due questioni essenziali – “Da dove veniamo?” e “Siamo soli nell’Universo?” – ha riassunto l’astrofisica della Nasa Amber Straughn in una conferenza stampa all’inizio di dicembre.

Concepito nel 1989 e chiamato “JWST” (James Webb Space Telescope, in onore di un ex amministratore della Nasa), questo telescopio prodotto in Usa è stato progettato dalla Nasa in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’Agenzia spaziale canadese (Csa). Il suo sviluppo è stato segnato da innumerevoli problemi che ne hanno ritardato il lancio per anni e che hanno quadruplicato i costi iniziali fino a 10 miliardi di dollari.

Ciò che distingue il James Webb dalle precedenti generazioni di telescopi è che osserverà l’universo nello spettro infrarosso, quindi potrà osservare le prime galassie, quelle più vicine all’epoca del Big Bang. Un altro grande vantaggio del telescopio sono le sue enormi dimensioni, che gli permettono di catturare segnali molto flebili finora non rilevabili. Il James Webb rappresenta quindi un salto di qualità rispetto a Hubble, focalizzato principalmente sulla luce visibile, e avrà una capacità di osservazione molto più distante.

Ma perché è così importante raccogliere informazioni di migliaia di milioni di anni addietro? “C’è una rilevanza filosofica, ovviamente, nel capire le origini dell’universo, ma anche connotazioni esistenziali: perché se per esempio il telescopio permetterà di capire come si originano le molecole e le particelle elementari, queste conoscenze potranno applicarsi alla fisica e allo sviluppo di nuovi materiali sulla Terra”, spiega Geronimo Villanueva, astronomo al NASA-Goddard Space Flight Center.

Il James Webb è stato progettato per avere una vita utile minima di cinque anni, estendibile fino a dieci, ma in realtà “può funzionare per decenni, ed è progettato per rimanere operativo molto più a lungo”, come è successo con Hubble, la cui vita si è allungata grazie al fatto che da decenni si “reinventa”. Il telescopio è stato infatti dotato di una sorta di “sistema di ridondanza”, cioè ciascuno degli elementi più sensibili viene ripetuto più volte in modo che se si guasta, e data l’impossibilità dell’intervento umano per ripararlo, l’elemento danneggiato si elimina e viene sostituito da uno simile; e questo consentirà principalmente di mantenere attivo il vitale sistema di comunicazione. Un altro fattore che gli permetterà di prolungare la sua vita sarà la questione del carburante: il “parcheggio spaziale” dove sarà sistemato il James Webb – noto come Lagrange Point 2 – è un luogo scelto per la sua stabilità all’interno del sistema solare, che gli consentirà di rimanere attivo con pochissimo carburante.

Da notare che, per un po’ di tempo Webb e Hubble coesisteranno, e questa coesistenza è considerata molto proficua da un punto di vista scientifico perché consentirà ai due telescopi di osservare contemporaneamente lo stesso obiettivo e inviare i dati delle proprie osservazioni per poterli confrontare.

​Per quanto riguarda la proprietà o l’uso dei dati, Villanueva assicura che le prime osservazioni di James Webb saranno di uso immediato e pubblico, ivi compreso quelle che in gergo scientifico vengono chiamato “early release science” e “guaranteeed time observations”: ovvero saranno dati immediatamente comunicabili e processabili. “Uno dei nostri obiettivi è che il James Webb sia un’eredità per l’umanità e per la scienza in generale, come lo è stato Hubble”, sottolinea Villanueva.

Successivamente, è vero che le tre agenzie spaziali – americana, europea e canadese – hanno progettato programmi specifici con precise agende di osservazione, ma queste verranno archiviate esclusivamente per un anno, dopodiché il materiale sarà disponibile per tutti senza restrizioni.

Infine l’ultimo, delicato tema, quello legato al nome del telescopio: diversi astronomi hanno chiesto di “ribattezzarlo” in quanto ormai si sa che, al di là dei suoi contributi scientifici, James Webb era una persona dai comportamenti profondamente omofobici. Senza entrare nella polemica, Villanueva si è rammaricato che questo problema abbia oscurato il lavoro delle centinaia di persone che hanno reso possibile il telescopio: mille per la sua concezione e fabbricazione, e tra le 200 e le 300 d’ora in poi per elaborare i dati. Bisogna pensare a loro, ha detto in sostanza l’astronomo della Nasa, ricordando che la questione costituisce un monito per le agenzie scientifiche sui rischi della personalizzazione delle grandi invenzioni scientifiche.

fonte:

www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/siamo-soli-nell-universo-il-telescopio-james-webb-è-pronto-al-lancio/ss-AAS7iYI?ocid=msedgntp

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