domenica, Novembre 24, 2024
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Ciò che conosciamo sono poche gocce, quello che non conosciamo è un oceano

L’astronomia nasce con la comparsa del genere umano. In seguito si sviluppa anche per il calcolo del tempo – il calendario – per i raccolti agricoli e per la navigazione.

Mostre: I fasti e i calendari nell'antichità

L’uomo osserva il cielo da quando ha assunto la posizione eretta e, incuriosito, ha cominciato a chiedersi che cosa fossero le stelle.

L’osservazione del cielo durante la preistoria

Durante tutta la preistoria, soprattutto nell’ Europa del Nord e nel vicino Oriente, le popolazioni primitive erano affascinate da tutto ciò che è legato al cielo: stelle, tempo atmosferico e strani fenomeni celesti, sia per motivi pratici, sia per motivi connessi alle credenze religiose.
I naviganti, infatti, si orientavano per mare osservando le stelle, gli agricoltori le usavano per decidere il periodo in cui seminare, esistevano quindi dei sistemi di pensiero che mettevano i corpi celesti in correlazione con oggetti, eventi e cicli di attività del mondo terrestre e anche di quello soprannaturale; non si può perciò escludere che qualche popolazione preistorica possedesse una scienza astronomica capace di compiere vere predizioni, per esempio di eclissi.
Nelle due regioni più intensamente investigate dagli studiosi di astrologia preistorica, cioè l’Europa nord-occidentale e le regioni tropicali americane, i fenomeni celesti si presentano molto diversamente. Ai tropici il sole e gli altri corpi celesti sorgono e tramontano quasi verticalmente e per queste popolazioni i solstizi sono particolarmente significativi. Alle latitudini dell’Europa settentrionale, invece, i corpi celesti percorrono una traiettoria molto più vicina all’ orizzonte, determinando giornate più lunghe durante l’estate, che però si accorciano molto velocemente durante l’inverno diventando molto più fredde: un comportamento che, nell’ottica delle popolazioni primitive, avrebbe potuto provocare disastri, se gli uomini non fossero riusciti a convincere il sole a tornare indietro.
Oggi le società tecnologicamente avanzate come la nostra hanno solo legami molto tenui con quelle preistoriche che un tempo occuparono le stesse zone nelle quali viviamo. Ad esempio si ritiene che, partendo dai due solstizi, si fosse creato un calendario di sedici mesi usato in Gran Bretagna dall’età del bronzo e sopravvissuto fino al medioevo. Di nuovo, leggende associate all’immensa tomba di New-grange, in Irlanda, fanno abitare in questo monumento l’onnisciente dio Dagda. La caldaia di Dagda era la volta celeste e nella tomba si può osservare che, intorno al solstizio di inverno, un raggio di luce illumina perfettamente il corridoio, entrando però non dall’ingresso ma da una fessura del tetto, a prima vista casuale. Alcuni studiosi affermano persino che New-grange fosse stato costruito proprio per trovarsi di fronte al sorgere del sole al solstizio di inverno.
Un altro complesso degno di nota sono le decine di tombe nella regione di Alentejo in Portogallo, tutte allineate nello spazio ristretto di un ottante, nonostante i costruttori non avessero né bussole né punti di riferimento a parte le stelle. Gli studiosi ritengono che ci sia una correlazione con l’astronomia, ma non comprendono il significato che l’orientamento di una tomba poteva trasmettere a loro e ai loro contemporanei. Un’ipotesi può essere quella che l’orientamento fosse relazionato al sorgere del sole, creando quindi un enorme calendario interpretabile osservando le tombe illuminate dal sorgere del sole. 
I santuari con Taula (lastra di pietra verticale sormontata da una orizzontale) sull’isola di Minorca sono disposti in modo tale che i fedeli dall’interno del tempio potessero osservare l’orizzonte sud, benché non ci fosse alcunché degno di nota; è invece probabile che fossero usati per l’osservazione della Croce del Sud e di Alpha Centauri, la stella più luminosa dopo Sirio. Questa costellazione ha avuto molta importanza in parecchie culture ai fini della navigazione e anche dei rituali religiosi praticati nei santuari con Taula, come avveniva anche in Egitto dove le costellazioni erano identificate come divinità. 
A questo punto ci si interroga sull’esistenza, nell’Europa dell’età del Bronzo, di un’astronomia scientifica basata su osservazioni esatte. All’inizio del Novecento l’astronomo Lockyer scrisse che gli antichi monumenti megalitici siano stati costruiti per osservare il tramonto e la levata dei corpi celesti. L’argomento suscitò molto interesse negli anni Sessanta, periodo in cui venne pubblicato un libro su Stonehenge nel quale si sosteneva che sopra la Pietra del Tallone, il monumento raffigurava molti allineamenti astronomici. L’autore inoltre ipotizzava che sarebbe stato possibile, grazie alle pietre di Stonehenge, registrare il calendario solare, studiare i cicli lunari e prevedere eclissi.
Tuttavia, essendo Stonehenge un monumento unico, non è stato possibile confrontarlo con altri appartenenti alla stessa tipologia, come fanno spesso gli archeologi per supportare meglio le loro ipotesi, inoltre non è possibile determinare con sicurezza nemmeno la disposizione originaria dei blocchi di pietra, in quanto il complesso megalitico ha subito ricostruzioni e modifiche nel corso di duemila anni. Alcuni studiosi hanno perfino affermato che l’intera opera sia solo il frutto di una disposizione casuale dei menhir. 
L’affermazione più sicura che si possa fare su Stonehenge è che, durante la costruzione della struttura, l’asse generale fosse orientato verso il sorgere del sole nel solstizio d’estate, con un errore di 2 o 3 diametri solari; è quindi in discussione la precisione di tutto il complesso, dato che la distanza dalla pietra del Tallone dal centro non è attendibile e sufficiente per formare un puntatore verso la volta celeste.
Esistono tuttavia buone ragioni per pensare che la costruzione megalitica faccia parte, insieme ad altri monumenti, di un simbolismo astronomico; non si possiedono però prove convincenti che sul sito sia stato praticato un qualche tipo di astronomia scientifica.
Negli anni Sessanta tuttavia un professore in pensione, Alexander Thom, mentre proseguiva lo studio di tutti i monumenti megalitici e le varie cerchie di pietre in Gran Bretagna, Francia Settentrionale ed Irlanda; sostenne che le strutture megalitiche da lui analizzate furono edificate secondo precise mappe geometriche usando inoltre precise unità di misura. Sempre secondo Thom, i costruttori del passato avevano anticipato di circa tremila anni un’idea di Galileo compiuta in seguito ad un’osservazione durante un solstizio d’estate. Galileo aveva infatti scoperto un metodo di osservazione che si basava su punti di riferimento stabili, come ad esempio una montagna. Thom ha osservato che le pietre di Stonehenge erano in posizioni talmente precise da poter permettere ad un sacerdote perfino di prevedere un eclissi solare guadagnandosi il prestigio della comunità. Questa teoria ha comunque subito molte obiezioni per il fatto che l’allineamento di un menhir con un picco montuoso può essere puramente casuale.
In prossimità dei solstizi, le posizioni di alba e tramonto del Sole cambiano in modo quasi impercettibile: questo rende difficile la determinazione esatta dei solstizi, che sono fondamentali per la conoscenza del ciclo annuale del Sole. Probabilmente però i costruttori preistorici del monumento superarono questo problema tramite la posizione data alle pietre erette; infatti da tale posizione il sole tramontava, durante il solstizio invernale, dietro un’isola all’orizzonte distante 11 chilometri e durante quello estivo dietro una montagna a 30 chilometri di distanza. Si pensa che la direzione del tramonto del Sole al solstizio d’inverno fosse indicata dall’allineamento delle pietre, e quella del tramonto al solstizio d’estate dalle facce piane della pietra centrale. Questa teoria è però messa in forse dal fatto che non conosciamo la data in cui furono erette queste pietre, infatti al variare di secoli e millenni variano anche la posizione dell’alba e del tramonto del Sole durante i solstizi. Si tratta quindi di un’ipotesi non provata, perché ostacolata soprattutto di una tomba a tumulo, visibile grazie ad alcuni schizzi del sito archeologico fatti nel Seicento, che avrebbe impedito in età preistorica la visione del punto esatto dove sorgeva il Sole durante il solstizio.
In conclusione si pensa che le grosse pietre che formano questo speciale monumento avessero una funzione più strettamente ritualistica che astronomica.

Attraverso un lungo cammino il pensiero umano si è reso conto che la comprensione dei fenomeni celesti è legata a domande antiche: da dove veniamo, dove andiamo, come ha avuto origine la vita? Esiste la vita fuori dalla Terra?

Anche se molte questioni sono ancora aperte, le conoscenze attuali, specialmente a partire dal XX secolo, hanno fatto luce su molti problemi. Possiamo affermare di aver iniziato ad acquisire una conoscenza sempre più approfondita dell’Universo, cioè dell’ambiente dove la nostra vita si svolge, ma sempre ricordando le parole di Isaac Newton: “Ciò che conosciamo sono poche gocce, quello che non conosciamo è un oceano“.

E con certezza possiamo altresì affermare che siamo su un “treno della conoscenza” che non arriverà mai alla stazione di arrivo.  [Piero Musilli, 2010]

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