venerdì, Novembre 22, 2024
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RICCHI E POVERI

Disuguaglianze sociali nel mondo: il Covid-19 aumenta divario tra ricchi e poveri
Entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivrà in povertà. Mentre i patrimoni miliardari sono tornati agli astronomici livelli pre-pandemici in appena 9 mesi. A mettere in fila tutti questi dati è l’ultima rapporto di Oxfam, “Il virus della disuguaglianza”. Che svela anche come la pandemia abbia colpito poveri, donne e minoranze etniche

di Felicia Buonomo

“Il virus della disuguaglianza“: così Oxfam ha intitolato il rapporto annuale che presenta anche quest’anno in occasione del Word Economic Forum. Un’analisi sul divario tra poveri e ricchi nel mondo, acuita nel 2020 dalla pandemia da coronavirus.

«Potremmo assistere ad un aumento esponenziale delle disuguaglianze, come mai prima d’ora. Una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso. Mentre un’élite di pochi miliardari ha tratto enormi profitti dalla pandemia, le piccole e medie attività stentano a resistere, e sempre più persone perdono il lavoro, finendo in povertà», ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International (qui sotto il video diffuso per il lancio dell’ultimo report sulla disuguaglianza nel mondo).

Disuguaglianze nel mondo: aumentano in tutti i paesi

Gli effetti della pandemia si stanno abbattendo su un mondo già «estremamente diseguale». Parte da questo assunto l’ong nel suo rapporto annuale, che mette in rilievo come per la prima volta in un secolo, si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i paesi contemporaneamente.

La Banca Mondiale prevede che, in mancanza di adeguate misure, entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivrà in povertà, con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno.

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disuguaglianze sociali
Beatrice, madre keniota che lotta con la fame durante il Covid-19 – Foto: © Sven Torfinn Oxfam Novib

Disuguaglianze economiche tra miliardari e impoveriti

patrimoni miliardari sono tornati agli astronomici livelli pre-pandemici in soli nove mesi: tra il 18 marzo e il 31 dicembre 2020 la ricchezza dei miliardari ha registrato un’impennata di ben 3.900 miliardi di dollari, arrivando a toccare quota 11.950 miliardi. Il patrimonio dei dieci miliardari più ricchi al mondo è complessivamente aumentato di 540 miliardi di dollari nei circa nove mesi presi in esame.

Per contro, si stima che nel 2020 l’aumento del numero totale di persone che vivono in povertà potrebbe essersi attestato tra 200 e 500 milioni. La ripresea per le persone più povere del mondo, dunque, potrebbe richiedere oltre un decennio.

Disuguaglianze sociali: quando la povertà dista un solo stipendio

La pandemia ha rivelato come per la maggior parte degli abitanti del pianeta la distanza dalla miseria equivalga a un solo stipendio. Tassisti, parrucchieri, piccoli commercianti, operai, contadini, tutte persone che vivono con una somma giornaliera che va da 2 a 10 dollari, che affittano due stanze in una baraccopoli per la loro famiglia.

Per contro, l’aumento registrato dai dieci maggiori patrimoni miliardari dall’inizio della crisi è più che sufficiente a scongiurare che tutti gli abitanti della Terra cadano in povertà a causa del virus e a pagare il vaccino anti Covid-19 per tutti.

Emblematico è il caso di Farida, raccontato nel report di Oxfam. Farida è una giovane operaia di un’industria tessile in Bangladesh. Ad aprile 2020, incinta di otto mesi, ha perso il lavoro e, di conseguenza, l’indennità di maternità a cui aveva diritto. «Tra la gravidanza, la paura del virus, la disoccupazione, il mancato pagamento delle indennità, a volte mi sembra di impazzire», ha detto in quel periodo.

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disuguaglianze nel mondo
Deng, studente di scuola elementare a Palabek, Uganda, studia da solo – Foto: © Emmanuel Museruka

Dati della disuguaglianza nel mondo: l’impatto della pandemia su salute e istruzione

La pandemia ha messo a nudo il problema di sistemi sanitari a due velocità, evidenziano da Oxfam. Come in Sud Africa, dove la sanità pubblica serve l’84% della popolazione, ma vi lavora soltanto il 30% del personale medico. La sanità privata, che serve il 16% della popolazione, è dotata invece del 70% del personale medico.

E le disparità tra i paesi, in particolare per poveri, donne e minoranze etniche, aumentano. Nel rapporto si fa l’esempio del Brasile, dove i cittadini di ascendenza africana, che hanno avuto il 40% di possibilità in più di morire di Covid-19 rispetto alla popolazione bianca. Se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei brasiliani bianchi, a giugno 2020 oltre 9.200 di essi sarebbero stati ancora vivi (leggi anche Brasile: con Bolsonaro presidente traballano i diritti degli afrodiscendenti).

E ancora: negli Stati Uniti, i cittadini afroamericani e latino-americani hanno maggiori probabilità di morire di Covid-19 rispetto ai bianchi: se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei bianchi, a dicembre 2020 quasi 22.000 cittadini latino-americani e neri sarebbero stati ancora vivi.

Poi c’è il capitolo istruzione. Nel 2020, più di 180 Paesi hanno temporaneamente chiuso le scuole, lasciando a casa quasi 1,7 miliardi di bambini e ragazzi. Nei Paesi più poveri la pandemia ha privato gli alunni di quasi quattro mesi di frequenza scolastica, contro le sei settimane nei Paesi a più altro reddito.

In America Latina e Caraibi, solo per fare un esempio, soltanto il 30% dei bambini provenienti da famiglie povere ha accesso ad internet, contro il 95% dei bambini provenienti da famiglie ricche.

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Disuguaglianze di genere tra uomini e donne e disuguaglianze sul lavoro

Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), centinaia di milioni di posti di lavoro sono andati persi a causa della pandemia. Negli Stati Uniti, ad esempio, il 90% dei lavoratori con reddito superiore ha diritto ai congedi di malattia retribuiti, mentre tra i redditi inferiori solo il 47% gode di questo diritto.

Nei Paesi a basso reddito il 92% delle donne svolge lavori informali, pericolosi o insicuri. La pandemia ha anche causato una crescita esponenziale dei lavori sottopagati o non retribuiti, svolti prevalentemente da donne e in particolare appartenenti a gruppi emarginati per motivi razziali ed etnici.

Il rapporto Oxfam fa qualche esempio della disparità tra ricchi e poveri. Come quello di Miska Jean Baptiste, 44 anni, che lavorava in un’industria di pollame nel Maryland. Ha contratto il Covid-19, gli è stato intimato di continuare a lavorare nascondendo i sintomi, si è aggravato ed è morto dopo pochi giorni in solitudine. Jean Baptiste ha lasciato la moglie e tre figli. Dopo che sua moglie ha raccontato questa storia ai media, l’azienda le ha inviato un biglietto e 100 dollari.

«A loro non importa nulla della vita delle persone. Se avessero pensato alla sua salute, ora mio marito sarebbe ancora vivo. E noi potremmo sopravvivere», sono le parole della moglie.

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disuguaglianze di genere
Julissa Álvarez è una parrucchiera di 44 anni della Repubblica Dominicana – Foto: © Valerie Caamaño-Oxfam

Disuguaglianze in Italia: la fragilità tra le famiglie colpite dal coronavirus

Concentrandosi sull’Italia, il rapporto Oxfam sembra evidenziare anche per il nostro Paese una nazione già profondamente diseguale anche nell’era pre-pandemia. L’emergenza sanitaria ha poi rivelato, esasperandoli, gli ampi divari preesistenti su lavoro, salute, istruzione e la disponibilità di una abitazione adeguata. Questo il quadro che emerge da un’indagine condotta tra novembre e dicembre 2020 tra gli operatori dei Community Center di Oxfam.

Per quanto riguarda l’impatto sul lavoro, l’indagine evidenzia come contratti a tempo determinato non rinnovati, rapporti di lavoro intermittente formalmente preservati dal blocco dei licenziamenti ma a zero ore effettive lavorate siano, insieme al lavoro irregolare, tra le fattispecie più frequenti di rapporti di “lavoro” svaniti, riscontrati dai centri.

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disuguaglianze economiche
Consegna di tablet nei centri Oxfam – Foto: Oxfam

Esempi di disuguaglianze sociali: casa, scuola, lavoro e migranti

Sul capitolo condizioni abitative si sono riscontrate diversità territoriali per gli utenti nei diversi centri. Emblematico è il caso torinese: circa un terzo degli utenti del centro sono soggetti senza fissa dimora e l’arrivo della pandemia ha reso difficilissimo l’accesso a strutture di “riparo”: dormitori quasi inaccessibili e strutture di accoglienza per l’emergenza freddo chiuse per screening.

Nei centri di Bologna e di Campi Bisenzio, sono aumentate considerevolmente le richieste di supporto per la partecipazione ai bandi dell’edilizia residenziale popolare da parte di nuclei familiari che non avevano ristrettezze economiche prima dell’emergenza.

Particolarmente significativo l’impatto che la pandemia ha avuto sull’istruzione. A Napoli, per esempio, solo il 10% degli utenti del centro aveva a disposizione un pc, pochi avevano una connessione domestica e la maggior parte degli utenti presentava un grado di alfabetizzazione digitale bassissimo, con le relative alte barriere per l’apprendimento e la formazione orientata al lavoro.

E poi c’è la popolazione straniera presente in Italia. Tra le difficoltà proprie dei migranti messe drammaticamente in luce dalla pandemia, la più seria ha colpito le persone titolari di quei permessi di soggiorno che sono stati aboliti dalla legge n.132/2018 (il cosiddetto Decreto Salvini, o Decreto Sicurezza). Chi aveva ottenuto la protezione umanitaria nel 2018, si è trovato con il permesso in scadenza, non più rinnovabile, in piena pandemia. L’unica alternativa era convertire il permesso per protezione umanitaria in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Questo ha provocato un fiorire di soluzioni extra-legali, come l’attivazione di finte partite Iva, finti contratti di lavoro, finte residenze (leggi anche Immigrazione in Italia: i decreti sicurezza aumentano gli irregolari e Disuguaglianze e migrazione, gli effetti di una globalizzazione incontrollata).

Come combattere le disuguaglianze: le proposte di Oxfam per ridurre ed eliminare le disparità

Le persone aspirano a un mondo diverso, fa presente il rapporto. Per questo Oxfam ha individuato cinque passi nel cammino verso il cambiamento. A partire dalla promozione dell’equità: «La Banca Mondiale stima che se i Paesi agiranno subito per ridurre la disuguaglianza, la povertà globale tornerà ai livelli pre-crisi entro tre anni anziché entro più di un decennio».

L’economia, dunque, secondo Oxfam deve mettere al centro le persone, investendo nella copertura sanitaria universale e gratuita, nell’istruzione e in altri servizi pubblici. «I governi devono fornire urgentemente un “vaccino popolare” con cui far fronte alla pandemia. La cancellazione del debito libererebbe tre miliardi di dollari al mese per i Paesi poveri da investire nell’assistenza sanitaria gratuita per tutti» (leggi Il debito estero taglia sanità e istruzione nei Paesi in via di sviluppo).

Terzo punto: lavoro dignitoso e libero dallo sfruttamento. «Le imprese dovrebbero creare e distribuire il valore in modo più equo tra tutti gli stakeholder e non dare priorità esclusiva alla massimizzazione degli utili per gli azionisti». Senza dimenticare la giustizia fiscale.

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disuguaglianze in italia
Sciopero per il clima a Melbourne – Foto: © OxfamAUS

«Una tassa sui profitti in eccesso realizzati dalle imprese durante la pandemia da coronavirus potrebbe generare 104 miliardi di dollari, cifra sufficiente a tutelare tutti i lavoratori dalla disoccupazione e a sostenere finanziariamente tutti i bambini e gli anziani dei Paesi più poveri».

E infine, la promozione di un’economia verde. «La misure messe in atto dai governi per contrastare la pandemia offrono un’ultima chance che non va assolutamente persa di ridurre drasticamente le emissioni di carbone e di intraprendere un percorso di giusta transizione verso un’economia che riduce la domanda aggregata di energia e si converte nel più breve tempo possibile sul 100% di energie rinnovabili», conclude il rapporto.

Fonte: OSSERVATORIODIRITTI.IT

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