venerdì, Novembre 8, 2024
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Il senso della bellezza

Arte e scienza al CERN (Regia di Valerio Jalongo, 2017, 72 minuti)

riceviamo da Pietro Musilli e volentieri pubblichiamo

L’essenziale è invisibile agli occhi. L’infinitamente piccolo e l’immensità dell’universo fanno in parte emergere un territorio invisibile, dove gli scienziati sono guidati da qualcosa che può accomunarli agli artisti.

Il cosiddetto “Bosone di Higgs”, termine coniato dalla stampa ma non tanto approvato dai due scienziati Peter Higgs e François Englert (insigniti  del premio Nobel per la fisica nel 2013 per tale scoperta), fu teorizzato nel lontano 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 negli esperimenti ATLAS e CMS, condotti con l’acceleratore LHC del CERN. Il famoso bosone fu teorizzato anche da Robert Brout, ma costui non potè ottenere il Nobel perché è venuto a mancare nel 2011. Nel 2004 Brout  ha però ricevuto il premio Wolf per la fisica assieme ad Higgs e a Englert, perché con loro ha teorizzato il meccanismo attraverso il quale le particelle acquisiscono massa, oggi principalmente noto come meccanismo di Higgs. (A cura di Piero Musilli)

Dentro il CERN di Ginevra, alla vigilia di un nuovo esperimento, e alla radice delle grandi domande filosofiche dell’umanità. Un’indagine sul segreto della bellezza tra scienza e arte, sotto forma di documentario. Un’opera che mette insieme scienza, arte, cinema e documentario per domandarsi cosa sia la bellezza. E’ numeri, arte, danza, scienza? quanto può essere difficoltoso tradurre insieme tanti linguaggi in un’unica opera?  Da dove veniamo? Chi siamo? Dove stiamo andando? E’ il titolo di un dipinto del 1897 di Paul Gauguin. Spiazzante, perché al soggetto, un insieme di figure tahitiane di età diverse, associa le domande fondative della filosofia. Una riproduzione di quell’opera campeggia nello studio di John Ellis, scienziato dall’aspetto hippy, che l’ha voluto come memento quotidiano della sua missione all’acceleratore di particelle CERN. Arte e ricerca scientifica infatti si rincorrono e dialogano in questo documentario. Oggi la sfida affascinante di artisti e scienziati è stimolare il pensiero a immaginare o meglio ipotizzare non solo l’ignoto e l’invisibile, ma quello che non è percepibile dai cinque sensi e neanche più riconducibile a rappresentazione. La steadycam si addentra nel misterioso laboratorio internazionale e si avvicina all’LHC (Large Hadron Collider), l’acceleratore di particelle che permette di avvicinarci il più possibile al Big Bang. In 9 capitoli il film svela il significato del proprio titolo nella pratica della curiosità, della conoscenza, alternando a immagini della natura come la conosciamo e la percepiamo, ad altre, artistiche,  provenienti dalle opere di artisti internazionali, che la ricreano ispirandosi alle scoperte della fisica: oltre a The Weather Project della star Olafur Eliasson, la danza delle particelle dello scienziato artista David Glowacki, l’interazione tra onde sonore e acqua di Alexander Lauterwasser, le esperienze cinetiche di Paul Prudence, la prefigurazione del mondo quantico nelle fluttuazioni create da Markos Kay, le installazioni umane di Antony Gormley, gli ambienti immersivi di Evelina Domnitch e Dmitry Gelfand, le esplosioni elaborate da Fabian Oefner, il design 3D di Robert Hodgin, a cui si devono le immagini finali, la ricerca sul suono di Carla Scaletti, le ambientazioni spaziali di Charles Lindsay e le fotografie di Michael Hoch. (A cura di Mymovies)

CERN – Organizzazione europea per la ricerca nucleare

Il CERN di Ginevra è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. La convenzione che istituiva il CERN fu firmata nel 1954 da 12 stati membri (oggi ne fanno parte 21). Lo scopo principale del CERN è quello di fornire ai ricercatori gli strumenti necessari per la ricerca in fisica delle alte energie. Questi sono principalmente gli acceleratori di particelle, che portano nuclei atomici e particelle subnucleari ad energie molto elevate, e i rivelatori che permettono di osservare i prodotti delle collisioni tra fasci di queste particelle. Ad energie sufficientemente elevate, nelle collisioni vengono prodotte tantissime particelle diverse, in alcuni casi sono state scoperte in questa maniera particelle fino a quel momento ignote.

Il Large Hadron Collider (LHC), entrato in funzione nel 2008 si estende su una circonferenza di 27 chilometri ed è stato inizialmente progettato per accelerare protoni fino a un massimo di 7 TeV di energia; permettendo di studiare le particelle elementari in condizioni sperimentali paragonabili a quelle dei primi momenti di vita dell’Universo, subito dopo il Big Bang.

Alcuni importanti successi nel campo della fisica delle particelle sono stati possibili grazie agli esperimenti del CERN:

    La scoperta della corrente debole neutra nel 1974 nella camera a bolle Gargamelle.

    La scoperta dei bosoni W e Z nel 1983 negli esperimenti UA1 e UA2 dell’SPS. Nel 1984 il Premio Nobel per la fisica fu assegnato a Carlo Rubbia e Simon van der Meer per quest’ultima scoperta.

    Nel 1992 il Premio Nobel per la fisica fu assegnato a Georges Charpak “per l’invenzione e lo sviluppo dei rivelatori di particelle, in particolare della camera proporzionale a multifili”.

    Nel 1995 la prima creazione di atomi di Anti-idrogeno nell’esperimento PS210 al Low Energy Antiproton Ring.

    Nel 2012 la scoperta di un nuovo bosone compatibile con il bosone di Higgs, ha portato nel 2013 al conferimento del Premio Nobel per la fisica a Peter Higgs e François Englert.

LHC – Large Hadron Collider.

E’ l’acceleratore di particelle più grande e potente finora realizzato, in funzione nel 2008. Ma hanno proposto di realizzare un nuovo acceleratore del diametro di ben 100 km. E’ un acceleratore circolare che può accelerare adroni (protoni e ioni pesanti) fino al 99,9999991% della velocità della luce e farli successivamente scontrare, con un’energia che a maggio 2015, dopo due anni di pausa tecnica, ha raggiunto, nel centro di massa, i 13 teraelettronvolt, molto vicina al limite teorico della macchina di 14 TeV; negli anni precedenti la macchina era stata utilizzata fino a 8 TeV. Simili livelli di energia non erano mai stati raggiunti in laboratorio. È costruito all’interno di un tunnel sotterraneo lungo 27 km, a 100 m di profondità in media, situato vicino Ginevra. I componenti più importanti dell’LHC sono gli oltre 1.600 magneti superconduttori in lega di niobio e titanio raffreddati alla temperatura (la più bassa dell’Universo) di 1,9 K (-271,25 °C) da elio liquido superfluido che realizzano un campo magnetico di circa 8 tesla, necessario a mantenere in orbita i protoni all’energia prevista. Il sistema criogenico dell’LHC è il più grande che esista al mondo. La macchina accelera due fasci di particelle che circolano in direzioni opposte, ciascuno contenuto in un tubo a vuoto. Questi collidono in quattro punti lungo l’orbita, in corrispondenza di caverne nelle quali il tunnel si allarga per lasciare spazio a grandi sale sperimentali. In queste stazioni vi sono i quattro principali esperimenti di fisica delle particelle: ATLAS (A Toroidal LHC ApparatuS), CMS (Compact Muon Solenoid), LHCb (LHC-beauty) e ALICE (A Large Ion Collider Experiment). Si tratta di enormi apparati costituiti da numerosi rivelatori che utilizzano tecnologie diverse e operano intorno al punto in cui i fasci collidono. Nelle collisioni vengono prodotte, grazie alla trasformazione di una parte dell’altissima energia in massa, numerosissime particelle le cui proprietà vengono misurate dai rivelatori. Tra gli scopi principali degli studi vi è la ricerca di tracce dell’esistenza di nuove particelle. (A cura di Wikipedia e di Piero Musilli)

L’universo come opera d’arte di John D. Barrow (2002)

Perché amiamo alcune particolare forme d’arte e di musica? Quali sono le origini del nostro senso della bellezza? La struttura della nostra mente può di per sé determinare quali interrogativi filosofici troveremo stimolanti? Per rispondere a queste domande Barrow si avventura in un territorio di confine, misterioso e in gran parte inesplorato: quella terra di nessuno dove si incontrano fisica, cosmologia, cibernetica, biologia evolutiva, arte, storia e filosofia. L’indagine di Barrow illustra le molteplici vie attraverso le quali la struttura dell’Universo ha modellato i nostri pensieri e i nostri gusti estetici, nonché il percorso inverso e simmetrico in virtù del quale la storia evolutiva dell’uomo ci ha fornito specifici strumenti di percezione del mondo.

John Barrow (1952 – 2020), cosmologo, matematico e astrofisico inglese, professore di matematica all’Università di Cambridge. Autore di centinaia di articoli e e saggi tradotti in 28 lingue, è considerato uno dei maggiori esperti al mondo della moderna ricerca cosmologica. Vicino alle tesi di Roger Penrose e Paul Davies riguardo al rapporto tra universo e coscienza, Barrow esplorò a fondo alcune delle questioni più spigolose della cosmologia contemporanea contribuendo a sfatare molti tabù degli scienziati in questo campo: il concetto di infinito, la Teoria del tutto, il destino dell’universo e la sua origine, i particolari rapporti numerici che stanno alla base del cosmo e della vita umana. Circa quest’ultimo punto, sempre più frequentemente oggetto di discussioni in filosofia e teologia, con il suo fondamentale lavoro Il principio antropico ne realizzò la prima completa teorizzazione.

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