Torno su un tema a me caro, l’acqua, per esaltarne ancora una volta la preziosità e le necessità di risparmio e riciclo.
Il prelievo giornaliero di acqua per abitante del nostro Paese supera i 420 l ma solo il 52% viene realmente consumato, il residuo 48% non arriva nelle nostre case per disfunzioni ed anomalie nella rete pubblica di distribuzione.
Si perdono così annualmente quasi 5 miliardi di mc di acqua che fanno collocare il nostro Paese all’ultimo posto rispetto all’obiettivo 6.4 dell’ONU, relativo all’efficienza idrica.
Queste disfunzioni si traducono in disservizi anche pesanti, che oggi gravano su quasi 3 milioni di famiglie, per lo più residenti al Sud.
Anche la Chiesa Italiana si è mossa sul tema istituendo la Giornata Nazionale del Ringraziamento, di cui l’8 novembre si è celebrato il 70mo evento centrato proprio fra i tanti problemi sociali e del lavoro sull’acqua per contrastare qualunque calcolo mercantilistico o di privatizzazione impropria.
Quanto viene affermato nel documento della CEI a celebrazione della Giornata punta a legare l’acqua alla terra: ognuna delle due si completa nell’altra.
L’acqua non è bene inesauribile e va pertanto gestita come tutto ciò che è prezioso.
Le recenti risorse che l’Europa ha messo a disposizione anche del nostro Paese dovrebbero trovare nel settore dell’acqua le risorse per un processo di vera rigenerazione.
50 anni fa avevamo la percezione di una risorsa infinita di acqua.
Poi la società del benessere ha fatto crescere la domanda ed accentuato comportamenti meno virtuosi rispetto ad un usi corretti e ragionevoli.
In Italia abbiamo disponibili quantità di acqua superiori a quelli vantati da metá della popolazione cinese ma a questo regalo non rispondiamo con l’adeguata responsabilità: all’ultimo referendum indetto dal comuune di Brescia sulla privatizzzazione dell’acqua solo 22 bresciani su 100 hanno pensato di rispondere.
Ma confermando di essere un Paese imprevedibile da un lato non abbiamo sistemi di recupero idrico nelle case private che invece esistono, ad esempio, in Germania da oltre 30 anni e dall’altro però abbiamo il più alto tasso di conversione dell ‘acqua in cibo.
La pandemia é servita ad esaltare ancora una volta il ruolo insostituibile dell’acqua per l’attività di pulizia e cleaning, ruolo che ne giustifica ancora una volta l’insostituibilità del carattere pubblico.
Eppure scelte diverse ci sono state, ma per fortuna isolate e spesso proseguite con una responsabile marcia indietro.
L’idea che la privatizzazione attraverso la competizione tra società diverse renda più efficiente e di migliore qualità la gestione dell’acqua e con il tempo faccia abbassare il prezzo per il consumatore era di moda negli anni 90, ma é stata superata dalla realtà.
Le carenze del sistema distributivo difficilmente trovano risposte adeguate se a darle deve essere un privato il cui inteesse primario è in genere il profitto e che comunque è legato da interessi commerciali a operatori amici, non sempre i migliori sul piano tecnico.
La privatizzazione è ormai promossa soprattutto nei Paesi emergenti come Cina e Russia e le imprese private, soprattutto in Europa, faticano a dimostrare che non convenga fare marcia indietro verso una progressiva ripublicizzazione dell’acqua.
In Italia abbiamo nel 2011 votato un referendum contro la privatizzazione dell’acqua: quella scelta è stata adeguatamente implementata?