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Per anni il famoso “paradosso di Fermi” è svolazzato sulle teste di tutti gli astronomi del mondo. Nel 1950 Enrico Fermi, durante una discussione sulla vita aliena di cui sarebbe pieno l’universo, si intromise con una celebre domanda: “Ok, ma allora dove sono tutti?”.
In realtà questa frase fu attribuita a Fermi, ma lui non la pronunciò mai, eppure dopo anni e anni ad osservare lo il sistema solare e le altre galassie quel quesito è rimasto sul groppone dei ricercatori. Dove sono tutti gli alieni di cui dovrebbe essere pieno l’universo?
Ultimamente Sofia Sheikh, ricercatrice presso il Centro di ricerca SETI di Berkeley, ha detto la sua sulla questione: “Non esiste un paradosso di Fermi. Non puoi dire qualcosa sul perché non c’è qualcosa lì se non l’hai cercato.”
Il problema è che cercare forme di vita nell’universo non è esattamente semplice sopratutto se non sai dove puntare lo sguardo. Lo ha fatto capire molto bene Jill Tartar un’altra astronoma fondamentale per il SETI e per gli studi di questo tipo dicendo che è come se volessimo trovare una creatura marina nell’oceano e che al momento abbiamo raccolto un solo bicchiere d’acqua. Fa un po’ paura se la vediamo così, però è anche vero che questa frase la disse nel 2012. Oggi, secondo un calcolo, avremmo raggiunto una quantità grande come una vasca a idromassaggio, sempre per rimanere nella metafora acquatica.
Il problema è che con le tecnologie di oggi possiamo trovare solo civiltà che vogliono essere trovate. Qualche pianeta che urla verso l’ignoto “Siamo qui!”, lanciando segnali di qualche tipo. Il modo migliore per cercare nel modo giusto sarebbe pensare come un alieno, ma questo, per come è costruito il nostro cervello, è parecchio difficile.
Se ci pensate facciamo fatica a pensare come i membri della nostra specie, per non parlare degli animali. Pensate a come proiettiamo emozioni umane su ogni essere vivente del creato, a come immaginiamo le nostre emozioni sugli altri mammiferi, o rettili o pesci, come se fossero delle nostre emanazioni. Forse dovremmo superare per prima cosa questo egocentrismo, naturalmente unendolo a un avanzamente tecnologico che arriverà nei prossimi 70 anni. A quel punto forse avremo qualche risultato diverso. Oppure dovremo dedurre che gli extraterrestri, forse, non vogliono proprio essere trovati da noi.
fonte:
www.msn.com/it-it/lifestyle/relazioni/per-trovare-gli-alieni-dobbiamo-pensare-come-loro/ar-AAS1i8O?ocid=msedgntp