venerdì, Novembre 8, 2024
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Telescopio spaziale Webb, 200 giorni per i primi dati a terra

News dal mondo dell’astronomia

Bisognerà attendere all’incirca 200 giorni dal lancio per poter ammirare le prime spettacolari immagini dell’universo catturate dal nuovo telescopio spaziale James Webb (Jwst), frutto della collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Agenzia Spaziale Canadese (Csa). A spiegarlo è Antonella Nota, responsabile scientifica del telescopio spaziale James Webb di Esa, durante un incontro con la stampa. Dopo il lancio con il razzo europeo Ariane-5, Jwst impiegherà circa un mese per giungere a destinazione in orbita attorno al Sole, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Nel cosiddetto “secondo punto di Lagrange” (L2) lungo l’asse Terra-Sole, dove la forza gravitazionale esercitata dai due corpi celesti si controbilancia perfettamente, il telescopio potrà restare indisturbato in una sorta di equilibrio cosmico. Ci vorranno alcuni mesi per il collaudo e la messa in funzione. “Dovremo aspettare circa 200 giorni per vedere le prime spettacolari immagini e i primi spettri: saranno il messaggio al mondo che il James Webb Telescope è pronto per fare scienza”, spiega Nota. L’attesa è fortissima, perché il Jwst ha come obiettivo “quello di investigare le origini del cosmo: se Hubble si era spinto fino a 400 milioni di anni dopo il Big Bang, Jwst spingerà l’orizzonte fin quasi ai primi 100 milioni di anni”, sottolinea l’esperta dell’Esa. Questo ci permetterà di vedere “la formazione delle prime galassie e la nascita delle prime stelle, oltre che delle stelle in generale”. Anche i pianeti saranno osservati speciali, soprattutto quelli esterni al Sistema solare, perché il nuovo telescopio permetterà di “studiarne l’atmosfera cercando la presenza di elementi chiave per la vita”. Queste indagini verranno fatte nell’infrarosso attraverso immagini dirette ma anche attraverso osservazioni spettroscopiche, grazie a “quattro strumenti di bordo, di cui due sono forniti da Esa: lo spettrografo Nirspec, grande quanto un piano a mezza coda, e lo strumento per il medio infrarosso Miri, una sorta di coltellino svizzero capace di fare tutto”, afferma Marco Sirianni, Responsabile per Esa dello sviluppo delle operazioni scientifiche del telescopio spaziale.

Fonte: (ANSA) – MILANO, 16 DIC

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