News dal mondo dell’Astronomia
Oltre al primo contatto con forme di vita aliene, esiste un altro mito potentissimo che da sempre affascina la scienza e la fantascienza: è il concetto di Pianeta B. L’idea è quella di trovare un giorno una seconda Terra, un esopianeta abitabile e lussureggiante come il nostro, pieno di risorse utilizzabili, di animali e di piante, di acqua, di montagne eccetera.
Come potete immaginare questa idea di pianeta esce direttamente dalla nostra testa ed è fortemente legata a una nostra proiezione mentale di salvezza, un luogo incontaminato dove ricominciare da capo, dove l’uomo (occidentale) non ha distrutto l’ambiente, dove c’è spazio e bellezza per tutti e dove i nostri problemi non ci sono.
La fantascienza da tempo ha esplorato questo mito, qualche volta anche in modo goffo. Se ci pensate tutti i pianeti abitabili di Star Trek (serie classica) assomigliano alla California, ma questo solo perché non c’era budget e semplicemente uscivano dallo studio, prendevano una macchina e andavano da qualche parte intorno a Los Angeles. La stessa cosa per Star Gate SG1, ogni pianeta visitato dai protagonisti sembra, stranamente, il Canada.
Ora con il lancio nello spazio del nuovo James Webb Telescope sta rinascendo questa speranza. Questo telescopio spaziale prenderà idealmente il posto di Hubble, nel senso che appartiene a una nuova generazione di strumenti astronomici molto potenti. Ma davvero riusciremo a trovare una seconda Terra con il James Webb?
In realtà, come al solito, quello che noi pensiamo facciano gli scienziati e quello che fanno davveroi, sono due idee che non collimano mai. La nostra idea di ricerca di esopianeti è molto semplice e un bel po’ idealizzata. Tipo puntare il telescopio lontanissimo e finalmente vedere questi mondi. Non è così. Dobbiamo accettare il fatto che tutto intorno a noi è davvero tanto lontano e che gli esopianeti non emettono luce propria, ma riflettono quella delle stelle e che quindi i metodi per registrarli sono un po’ più complessi. Eppure con il James Webb saremo in grado di raccogliere più dati e una quantità di frequenze maggiore. Questo non significa che sapremo stabilire se c’è vita, ma la nostra descrizione di quei mondi lontanissimi sarà leggermente migliore.
Ricordatevi sempre che fino ad ora abbiamo più o meno individuato 5000 esopianeti e là fuori ce ne sono miliardi e molti di essi ci rimarranno per sempre sconosciuti. (Perciò intanto teniamoci stretto questo Pianeta A).
fonte:
www.msn.com/it-it/notizie/mondo/il-nuovo-telescopio-james-webb-troverà-una-seconda-terra/ar-AAS5kBS?ocid=msedgntp